Helena Iuele, PhD

Nanotechnology Institute - National Research Council (NANOTEC -Cnr)

Qual é stata la tua formazione?

Sono una specialista dei materiali e un chimico analitico. I miei interessi di ricerca includono il design e la caratterizzazione di materiali compositi, idrogeli, nanoparticelle, fullereni per applicazioni nel drug delivery, sensoristica, catalisi ed energetica come pure lo sviluppo, l’ottimizzazione e validazione di tecniche cromatografiche per il monitoraggio ambientale di inquinanti quali interferenti endocrini carcinogenici e residui di farmaci.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

Mia nonna era un medico e pensava che avessi l’attitudine giusta per diventare un medico come lei, le rispondevo “Nonna, aiuterò le persone facendo medicine”. Sono molto creativa e ho trovato nella chimica la mia dimensione naturale, per cui ho pensato che sarei stata più efficiente nell’aiutare le persone che soffrono di diverse patologie, come il cancro e il diabete, in questo ruolo. Sono entrata in contatto con le nanotecnologie e la loro applicazione in diagnostica e teragnostica durante la mia tesi magistrale… E mi sono innamorata di questo settore di ricerca! Ho imparato a sviluppare materiali per la somministrazione in situ di farmaci e per il monitoraggio continuo di market tumorali e del diabete. Spero che i miei materiali possano essere utili per comprendere meglio la progressione del cancro al pancreas e per aiutare le persone a ottenere trattamenti personalizzati.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Mi occupo di sviluppare e personalizzare sensori ottici per misurare, con elevata risoluzione spaziale e temporale, la concentrazione intracellulare ed extracellulare di ossigeno e pH in sistemi di coltura 3D in vitro di cancro al pancreas derivati da pazienti al fine di studiare le interazioni tra cancro e stroma e per attestare l’efficacia dei farmaci. Un’immagine parla più di centinaia di parole e trovo così affascinante osservare e tracciare il comportamento delle cellule utilizzando la microscopia ad alta risoluzione.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Spero che la nostra ricerca possa aiutare i pazienti a ottenere trattamenti personalizzati migliorando i risultati delle loro terapie. Molte volte è importante ottimizzare i trattamenti che sono già sul mercato piuttosto che aspettare che ne siano disponibili di nuovi. Le nostre piattaforme di rilevamento, per esempio, possono essere utilizzate anche per il riposizionamento di farmaci, il che significa che possiamo testare e studiare farmaci esistenti per nuovi scopi terapeutici.

Perché è importante fare parte di I-PCC?

Far parte dell’I-PCC aiuta i diversi gruppi di ricerca focalizzati sullo studio del cancro al pancreas a unire le forze, connettersi e condividere informazioni per accelerare la comprensione dei meccanismi biologici coinvolti nei tumori solidi come il cancro al pancreas. 

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Non mi definisco un ricercatore ma un artista e dico sempre che “è l’artista ad indossare il camice, non il contrario”. Come accennato in precedenza sono molto creativa e la cosa che più di tutto mi rende felice è l’arte. Canto da quando ho memoria, Friedrich Nietzsche diceva “Senza la musica la vita sarebbe un errore” e io non potrei essere più d’accordo.

Antonio Agostini, PhD

Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma

Qual é stata la tua formazione?

La scienza e la tecnologia sono sempre stati i miei principali interessi fin da bambino. Sono cresciuto, infatti, guardando i documentari del National Geographic, giocando a modificare il mio PC ed eseguendo esperimenti di chimica fatti in casa. Per questo motivo fin dagiovane avevo scelto il mio percorso di studi. Mi sono laureato in Biotecnologie e in Biologia ed Evoluzione Umana presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Dopo la laurea magistrale ho deciso di frequentare un corso di dottorato all’estero per potere apprendere quelle che nel 2014 erano le appena nate tecnologie multiomiche. Per fortuna, ho incontrato la Prof.ssa Francesca Micci che mi ha chiesto di unirmi al suo gruppo, la sezione di Citogenetica del Cancro al Norwegian Radium Hospital di Oslo all’epoca guidata dal Prof. Sverre Heim. Ho iniziato il mio dottorato di ricerca nel 2015 sotto la supervisione della Prof. Francesca Micci e del Dr. Ioannis Panagopoulos. La mia ricerca si è concentrata sulla caratterizzazione genomica e trascrittomica di tumori ginecologici per identificare aberrazioni cromosomiche ricorrenti e caratterizzare le loro conseguenze trascrittomiche su geni e miRNAS; al fine di sviluppare nuovi marcatori diagnostici e prognostici. Durante quegli anni ho sviluppato un insieme di competenze che vanno dalla bioinformatica alla biologia molecolare; infatti ancora passo metà dell tempo sotto la cappa per colture cellulari e metà davanti al PC.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

Durante il dottorato ho sviluppato un crescente interesse per l’oncologia traslazionale e quindi ho deciso di spostare la mia ricerca su questo campo. Nel 2020 mentre cercavo una posizione da post-doc ho incontrato il Dott. Carmine Carbone e la Dott.sa Geny Piro che mi hanno invitato a unirmi a loro nel gruppo di Oncologia Medica della Fondazione Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” guidato dal Prof. Giampaolo Tortora. Il nostro gruppo ha diversi progetti traslazionali su diversi tipi di tumore, eppure sono principalmente coinvolto nella ricerca sul cancro del pancreas perché sono affascinato dal suo incredibile e complesso sistema di interazioni tra le cellule tumorali e le cellule del microambiente. Questa complessità tuttavia è un puzzle intrigante da risolvere per i biologi computazionali come me.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Come biologo computazionale sono coinvolto in diversi progetti del nostro gruppo che vanno dallo sviluppo di nuove terapie per il cancro del pancreas allo studio della sua oncogenesi. Il nostro gruppo ritiene che un approccio multi-omico sia essenziale per fornire una comprensione approfondita del cancro al pancreas, pertanto utilizziamo un serie di tecnologie multiomiche come proteomica e metabolomica, RNA-seq a singola cellula, e trascrittomica spaziale. Il progetto di ricerca in cui sono maggiormente coinvolto è la caratterizzazione trascrittomica spaziale della neoplasie mucinose papillari intraduttali (IPMN) che fa parte del progetto AIRC MFAG del Dr.Carbone. Queste lesioni sono il precursore del cancro al pancreas e abbiamo voluto studiare la loro degenerazione da una neoplasia benigna a cancro. Abbiamo iniziato a riflettere sui problemi che di solito affliggono i progetti su IPMN, come la disponibilità di soli campioni fissati in formalina, le piccole dimensioni di queste lesioni e la loro scarsa cellularità; e abbiamo quindi deciso di passare da un approccio in-bulk a una tecnologia con una risoluzione di poche decine di micrometri. Abbiamo infatti trovato una soluzione nella trascrittomica spaziale e in particolare nell’applicazione Visium FFPE di 10X Genomics. Questa tecnologia offre l’opportunità ottenere il trascrittoma di regioni di tessuti di 55 µm. Abbiamo costruito un array di tessuti da analizzare con Visium raccogliendo IPMN benigni, intesi come lesioni originate da pazienti che non hanno mai sviluppato il cancro al pancreas, e IPMN maligni con il loro PDAC associato. La messa a punto del protocollo non è stato facile e ci sono voluti quasi 6 mesi; ma i risultati che abbiamo ottenuto sono sorprendenti. Abbiamo trovato i principali fattori di trascrizione coinvolti nella degenerazione da IPMN di basso grado a quello ad alto rischio. Inoltre, abbiamo trovato diversi marcatori genici associati alla diverse morfologie di IPMN e al loro grado di malignità. Abbiamo convalidato questi risultati in collaborazione con l’ICGC su una coorte di validazione di 57 IPMN analizzati con il GeoMx, un’altra soluzione di trascrittomica spaziale. Questi risultati ci hanno permesso di capire quali sono i meccanismi che guidano i primi stadi dell’oncogenesi pancreatica, ci hanno permesso di avviare altri progetti sulla base di questi risultati entusiasmanti. In questo momento, stiamo testando la funzione dei geni associati alla malignità delle IPMN negli organoidi derivati da pazienti con IPMN stabiliti dal Dr. Carbone, da me e dal gruppo del Prof. Vincenzo Corbo; anche menbro della Italian Pancreatic Cancer Community (IPCC).

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Il cancro al pancreas non dà quasi nessuna possibilità di sopravvivenza perchè in quasi tutti i casi si presenta nella fase avanzata della malattia. Anche se l’IPMN può essere rilevato in anticipo in alcuni casi, non è sempre facile per i clinici capire se una lesione è maligna o meno; scegliere la resezione pancreatica o optare per un periodo di sorveglianza clinica. Tuttavia questo periodo di sorveglianza ha un profondo impatto sulla qualità della vita dei pazienti, che possono soffrire di grave ansia e depressione. Inoltre, diversi studi hanno dimostrato che in una buona percentuale di pazienti la sorveglianza clinica può fallire. Nonostante gli enormi sforzi compiuti non esistono al momento marcatori clinici che possano determinare la malignità delle IPMN. Se i nostri risultati saranno convalidati in altre serie di campioni indipendenti, non solo avremo una conoscenza più approfondita dello sviluppo dell’IPMN, ma avremo anche marcatori prognostici da poter utilizzare in clinica. Speriamo che questi marcatori che abbiamo identificato possano aiutare i medici a capire in anticipo come intervenire, prevenendo molti casi di cancro al pancreas.

Perché è importante fare parte di I-PCC?

L’IPCC mi ha dato l’opportunità di condividere conoscenze con ricercatori che lavorano sullo stesso argomento ma da una prospettiva diversa.  Questo scambio di vedute sulla complessità del cancro del pancreas mi permette di pensare ai miei progetti in modi diversi, trovando nuove idee e strategie per affrontare questo tipo di cancro incredibilmente aggressivo.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Di solito mi rilasso suonando e ascoltando musica, o uscendo a bere qualche birra con gli amici.

Elisabeth Wyart, PhD

Dept Molecular Biotechnology and Health Sciences, University of Turin, Torino

Qual é stata la tua formazione?

Sin dall’inizio, la biologia è stata la mia materia preferita ed è stata quindi una scelta naturale continuare la mia formazione studiando biologia cellulare e molecolare all’Università di Lille in Francia, da dove provengo. Lì ho avuto la mia prima esperienza di ricerca in un laboratorio di neuroendocrinologia concentrandomi su come i segnali periferici come gli ormoni sono integrati nell’ipotalamo per regolare processi essenziali come il metabolismo energetico sistemico o la funzione riproduttiva. Ho deciso quindi di espandere i miei orizzonti trasferendomi all’estero per fare il dottorato di ricerca. Così mi sono unito al laboratorio del Prof. Paolo Porporato all’università di Torino per studiare una sindrome molto debilitante spesso associata alla progressione del tumore chiamata Cachessia. La cachessia si manifesta come una massiccia perdita di peso e in particolare di massa muscolare ed è responsabile di almeno il 20% di tutti i decessi correlati al cancro. I meccanismi della cachessia sono ancora per lo più sconosciuti, quindi il mio obiettivo era quello di impostare modelli in vitro e in vivo per identificare i meccanismi molecolari alla base dello sviluppo della cachessia da cancro. Durante il mio dottorato ho anche avuto l’opportunità di entrare a far parte del laboratorio della Prof. Laure Bindels presso l’Università Cattolica di Lovanio in Belgio per 3 mesi, dove sono stato introdotto al ruolo del microbiota intestinale nella cachessia da cancro.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

Sin dall’inizio del mio dottorato mi sono occupata di cachessia tumorale, una sindrome molto severa caratterizzata dalla perdita di massa muscolare e forza. Questa condizione è particolarmente presente nel tumore al pancreas, in cui la quasi totalità dei pazienti sviluppa questa condizione, che oltre a portare ad una perdita di peso molto forte, va a peggiorare drasticamente la qualità della vita e la tolleranza alle terapie. Ho quindi deciso di concentrarmi sull’identificazione delle molecole che portano l’organismo ad indurre la perdita di peso e l’atrofia muscolare, al fine di ridurre la gravità di questa patologia.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Il tumore del pancreas è un tumore maligno, la severità di questa condizione risiede anche nell’incapacità di contrastare la perdita di massa muscolare. Alla fine, questo problema causa un forte stato di fragilità nel paziente, tale da portare anche all’interruzione delle terapie.
Scopo del mio progetto è quello di studiare le alterazioni metaboliche che colpiscono il muscolo durante il tumore al pancreas e ne causano la progressiva atrofia: a questo fine, sto lavorando allo sviluppo di nuovi modelli di studio per la caratterizzazione dell’atrofia mucolare indotta dal tumore al pancreas ed allo sviluppo di strategie di screening al fine di identificare i fattori coinvolti nel processo.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Con il mio lavoro, conto di identificare le alterazioni metaboliche che colpisono il muscolo durante la crescita del tumore al pancreas. Il fine ultimo della mia ricerca è sviluppare degli interventi volti a limitare la cachessia che colpisce i pazienti con il tumore al pancreas.

Perché è importante fare parte di I-PCC?

Nel nostro ambito di ricerca, è necessario il confronto quotidiano con altri ricercatori. In particolare, occupandomi di un aspetto che non analizza direttamente le cellule tumorali, ma l’organismo affetto da un tumore, è necessaria l’interazione con altri ricercatori che si occupano del tumore al pancreas da un altro punto di vista.A questo fine, l’essere parte del network I-PCC è di grande aiuto alla ricerca.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Adoro le attività all’aperto, soprattutto il trekking e la mountain bike. Ogni occasione è buon per esplorare nuovi posti.

Donatella Delle Cave, PhD

Institute of Genetic and Biophysics (IGB-CNR), Napoli

Qual é stata la tua formazione?

Il mondo delle scienze naturali mi ha sempre affascinato, in particolare la biologia cellulare e la possibilità di studiare i processi fisici e chimici alla base dei fenomeni che caratterizzano i sistemi e gli organismi viventi. Le mie esperienze personali hanno fortemente influenzato la scelta del mio percorso universitario e mi hanno reso motivato e appassionato di ricerca.
Dopo la laurea in Biotecnologie Molecolari e Industriali presso l’Università degli studi di Napoli “Federico II”, ho iniziato a maturare la mia esperienza in biologia del tumore durante il dottorato di ricerca, presso l’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. L’obiettivo principale della mia ricerca era lo studio degli effetti anti-proliferativi dei composti naturali su diversi tipi di cancro umano. Durante il mio dottorato, ho trascorso quattro mesi presso l’istituto CIC bioGUNE a Bilbao, in Spagna, nell’ambito del programma di tirocinio Erasmus. Questa esperienza mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sul cancro e ha dato impulso alla mia crescita professionale. Dopo il dottorato, ho vinto una borsa di ricerca post-dottorato presso il laboratorio Tumori Gastrointestinali guidato dalla Dott.ssa Enza Lonardo, presso l’Istituto di Genetica e Biofisica “A. Buzzati Traverso” (IGB-ABT) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) d’Italia , a Napoli. Il principale progetto di ricerca riguardava la diafonia tra cellule staminali tumorali e microambiente per migliorare la prognosi del cancro del pancreas. Recentemente ho vinto una prestigiosa borsa di studio finanziata dalla “Fondazione Italiana per la Ricerca sulle Malattie del Pancreas” (FIMP). Il mio progetto cercherà di chiarire il ruolo del collagene derivato dalle cellule tumorali nei tumori del pancreas e di stratificare i pazienti sulla base dell’espressione del loro collagene epiteliale tumorale per sviluppare trattamenti personalizzati.
Mi definisco una persona molto determinata, che ama la vita in laboratorio, studiare e trovare soluzioni ai problemi. Amo il lavoro di squadra e creare un ambiente di lavoro sereno; credo sia fondamentale per sviluppare nuove idee e raggiungere risultati notevoli.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

In realtà è successo per caso; stavo cercando una posizione post-dottorato in un ambiente eccitante e multidisciplinare, che mi avrebbe permesso di espandere le mie competenze nella biologia delle cellule tumorali. Iniziare a lavorare nel laboratorio della Dott.ssa Enza Lonardo mi ha permesso di studiare il cancro con un approccio completamente nuovo, che spazia dall’uso di complessi sistemi in vitro (es. colture organoidi 3D) a modelli murini in vivo. Inoltre, sono entrata in un ambiente stimolante che mi ha permesso di avviare nuove collaborazioni e di realizzare le mie idee. In effetti, ho recentemente trascorso due mesi nel laboratorio sulle cellule staminali del cancro guidato dal dottor Bruno Sainz a Madrid, per studiare il metabolismo mitocondriale delle cellule del cancro del pancreas.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Durante gli ultimi tre anni come ricercatore post-dottorato, l’obiettivo principale della mia ricerca è stato quello di esplorare il contributo della segnalazione del TGF-β alla progressione, alla diffusione metastatica e alla chemioresistenza dell’adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC). Il mio progetto di ricerca fa parte del prestigioso progetto My First AIRC (Targeting the cancer (stem) cells – tumore microambiente crosstalk per migliorare la prognosi del cancro del pancreas) guidato dalla Dott.ssa Enza Lonardo. Le competenze acquisite in questi anni di borsa di studio mi hanno permesso di sviluppare una nuova linea di ricerca, che mira a studiare il contributo diretto delle cellule tumorali del pancreas alla rigidità della matrice extracellulare analizzando il ruolo del collagene epiteliale-tumorale. Il mio progetto è attualmente finanziato dalla fondazione FIMP.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Sebbene siano stati compiuti progressi significativi nella lotta contro il cancro del pancreas, siamo lontani dall’avere terapie di successo. L’obiettivo principale del mio progetto è aumentare la sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro del pancreas esplorando il contributo del microambiente tumorale al fallimento dei trattamenti oncologici attualmente disponibili. I miei risultati apriranno la strada a 1) identificare ulteriori fattori/geni coinvolti nella diffusione metastatica ed espressi dalle diverse sottopopolazioni di cellule tumorali in vivo e in modo organo-specifico, 2) migliorare il sistema di stadiazione del paziente e 3) identificare modi per interferire con il processo metastatico, aprendo così nuove strade per lo sviluppo di strategie diagnostiche e terapeutiche per PDAC.

Perché è importante fare parte di I-PCC?

Far parte di I-PCC mi ha permesso di intraprendere nuove collaborazioni con altri ricercatori con background diversi. Credo sia un’ottima occasione per facilitare lo scambio di conoscenze e anche di materiali per la ricerca. 

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

In genere trascorro il mio tempo libero con gli amici, visitando nuovi posti o andando a ballare.

Mjriam Capula, PhD

Universita' Pisana per la Scienza, PISA

Qual é stata la tua formazione?

Sin da quando ero una ragazzina, desideravo ardentemente sapere il perché e il come delle cose. Crescendo, quel desiderio è diventato interesse a comprendere la complessità della vita. In particolare, mi ha affascinato il modo in cui i nostri corpi lavorano a livello cellulare e molecolare in condizioni sia fisiologiche che patologiche. Ho iniziato a lavorare nel campo dell’oncologia nel 2016, durante i miei studi triennali presso l’Università Magna Græcia di Catanzaro. In quel periodo seguivo un progetto di ricerca sullo studio dei meccanismi molecolari nelle linee cellulari neoplastiche e primarie normali. Da allora mi sono resa conto di quanto poco sappiamo del cancro e di quanto sia importante lavorare in questo campo. Successivamente mi sono trasferita all’Università di Bologna per i miei studi magistrali in Biotecnologie. Da marzo a ottobre 2018 sono entrata a far parte del laboratorio di Oncologia Medica guidato dalla Prof.ssa Elisa Giovannetti presso l’Amsterdam University Medical Center in Olanda. Durante questa esperienza, ho iniziato a lavorare per migliorare la nostra comprensione di come prevenire, rilevare e curare il tumore del pancreas. Tornata in Italia, ho continuato a fare ricerca sul questa malattia presso la Fondazione Pisana per la Scienza di Pisa (in un altro laboratorio della Prof. Elisa Giovannetti) e durante i miei studi di dottorato presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Studi Avanzati.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

È iniziato per caso durante il mio stage in Olanda. Durante quell’esperienza ho capito la complessità e l’aggressività di questo tumore. Nonostante i progressi chiave raggiunti negli ultimi decenni nella prevenzione e nel trattamento di molti tumori, la diagnosi clinica e il trattamento del tumore del pancreas rimangono una sfida. Non siamo ancora in grado di prevenire e curare questo cancro e sono necessari ulteriori sforzi per migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti da questa neoplasia. Per questo motivo ho deciso di dare il mio contributo in questo campo. Vorrei poter essere uno dei “combattenti” che, si spera, vinceranno la battaglia contro il tumore al pancreas.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Il tumore del pancreas è un tumore maligno senza modalità di screening efficaci. La maggior parte dei pazienti viene diagnosticata in fasi tardive e più difficili da trattare.
Recentemente, diversi studi hanno suggerito la potenziale associazione tra microbiota e cancerogenesi del pancreas. Tuttavia, le implicazioni diagnostiche dei contributi microbici nel tumore del pancreas rimangono sconosciute. Pertanto, l’obiettivo generale del mio progetto di ricerca è quello di indagare la presenza di alterazioni specifiche della malattia del microbioma nei pazienti con tumore del pancreas.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

I nostri risultati potrebbero ampliare la nostra attuale conoscenza limitata sull’esistenza di batteri nel tratto del pancreas e svelare il loro potenziale ruolo come biomarcatori per la diagnosi precoce del tumore del pancreas. Lo scopo finale è quello di migliorare la nostra capacità di combattere il tumore del pancreas, definendo un solido pannello di biomarcatori innovativi per la diagnosi precoce di questo tumore.

Perché è importante fare parte di IPCC?

Facciamo parte di un gruppo di ricercatori che vogliono aiutarsi a vicenda per raggiungere lo stesso obiettivo, migliorando le conoscenze scientifiche al fine di aiutare i malati di tumore al pancreas. Rappresenta una grande opportunità per partecipare a discussioni stimolanti con esperti nel nostro campo, apprendere nuove competenze e stabilire proficue collaborazioni. Unendo la nostra esperienza, possiamo rispondere a domande scientifiche più grandi e complesse!

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Nel tempo libero mi piace suonare l’ukulele e fare escursioni in montagna con i miei amici.

Pierluigi Di Chiaro, PhD

European Institute of Oncology (IEO)

Qual é stata la tua formazione?

La mia prima esperienza sul cancro è stata durante i miei studi Universitari presso l’Università di Bologna. Sono stato sempre affascinato da come le cellule del cancro possano attivare sofisticati meccanismi molecolari e differenti comportamenti cellulari. Per questo motivo, decisi di acquisire più esperienza in diversi laboratori di ricerca oncologica. Ho trascorso dei periodi all’estero presso il CIC bioGUNE a Bilbao e presso L’Università di Birmingham dove ho acquisito una maggiore conoscenza sul cancro e un forte interesse nel proseguire la mia carriera sulla ricerca sul cancro.Tornato in Italia e grazie al Dr. Gioacchino Natoli and Dr. Giuseppe Riccardo Diaferia (co-fondatore di IPCC), ho intrapreso il mio dottorato di ricerca presso l’Istituto Europeo di Oncologica (IEO) studiando le diverse componenti cellulari che caratterizzano i campioni clinici di adenocarcinoma pancreatico duttale usando innovative tecniche di trascrittomica spaziale.
Recentemente, ho vinto una prestigiosa borsa di studio finanziata da AIRC per lo studio dell’eterogeneità, o variabilità intra-tumorale, delle diverse popolazioni cellulari che compongono lo stroma nell’adenocarcinoma pancreatico duttale.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

Il tumore al pancreas è associato a una nefasta prognosi e diventerà la seconda causa di morte tra i tumori entro il 2030. Da quando ho iniziato a lavorare sul tumore a pancreas durante il mio dottorato di ricerca, ho compreso che questa sua aggressività non è stata ancora pienamente compresa. Per questo motivo, ho deciso di proseguire la ricerca su questa malattia cercando di capire perché questo tumore rimane ancora cosi letale e perché le attuali terapie non portano ai risultati sperati. Questo lavoro richiede molto impegno e dedizione, ma sapere che tutto ciò che facciamo ogni giorno porterà in un futuro non troppo lontano benefici clinici importanti e risolutivi rappresenta un elemento di forte e profonda motivazione.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

L’adenocarcinoma pancreatico duttale rappresenta uno dei tumori umani più letali di cui non esistono terapie che possano migliorare o cambiarne il decorso. Lo stroma rappresenta la componetene principale dell’intero tumore ed è caratterizzato da una complessa combinazione di diversi tipi di cellule. Diversi studi mettono in risalto che le diverse componenti stromali associate al tumore posso influenzare il comportamento delle cellule tumorali promovendone la crescita incontrollata, l’invasione cellulare e l’inibizione degli effetti della chemioterapia. Per questo motivo, l’obiettivo principale del progetto è caratterizzare, dal punto di vista molecolare e trascrizionale, le diverse popolazioni cellulari che compongono lo stroma usando innovativi approcci di trascrittomica spaziale come la microdissezione laser e l’ibridizzazione fluorescente in situ.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Mi aspetto di identificare la localizzazione e le basi trascrizionali di distinte sottopopolazioni cellulari dello stroma che sono preferenzialmente associate alle aree tumorali di basso o alto grado istologico. Questo potrebbe portare ad una migliore comprensione dei circuiti trascrizionali alla base dei sottotipi tumorali dell’adenocarcinoma pancreatico duttale. Una migliore comprensione del contributo da parte delle cellule dello stroma alla progressione tumorale aiuterebbe a comprendere meglio questa malattia e porterebbe a individuare eventuali vulnerabilità da sfruttare per ideare strategie terapeutiche più efficienti e precise. L’identificazione di nuove e più promettenti terapie farmacologiche contro le componenti cellulari dello stroma porterà a un rimodellamento dello stroma e quindi al miglioramento della vita del paziente.

Perché è importante fare parte di IPCC?

Riunire scienziati impegnati nella ricerca di base e clinica attraverso la Comunità Italiana Tumori del Pancreas (IPCC) e molto importante per promuovere gli scambi e le collaborazioni nel campo del tumore al pancreas.
La scienza è un processo collettivo basato sulle interazioni tra scienziati internazionali e sullo scambio di idee e diversi punti di vista. Penso che IPCC sia una grande opportunità per accrescere la nostra conoscenza sul tumore al pancreas e per unire le forze contro questa tremenda malattia.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Mi piace trascorrere il mio tempo libero con i miei amici praticando sport soprattutto calcio, uscendo per una birra, guardando film insieme e altro. Adoro anche viaggiare per conoscere nuovi posti!

Claudia Curcio, PhD

Department of Molecular Biotechnology and Health Sciences, University of Turin

Qual é stata la tua formazione?

Fin da tirocinante mi sono occupata di immunologia dei tumori e immunoterapia. Ho conseguito la laurea magistrale a Torino e la mia tesi mirava a dimostrare che un vaccino antitumorale a DNA “sparato” con una pistola genetica fosse efficace nel ritardare, e anche curare, i più piccoli tumori al seno Her2+/neu. Successivamente ho conseguito la specializzazione in Patologia Clinica a Torino e mi sono trasferita all’Università di Chieti-Pescara dove ho vinto una borsa di dottorato in Scienze Mediche di Base e Applicate. Questa è stata l’unica “pausa” dall’immunologia dei tumori in quanto nel 2016 sono tornato a Torino per entrare a far parte del Tumor Immunology Lab del CeRMS, Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute. Qui ho aggiunto la mia esperienza a quella del gruppo per sviluppare ulteriormente nuove immunoterapie per il trattamento del tumore del pancreas.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

In realtà è stato per caso. Cercavo una posizione a Torino per avvicinarmi alla mia famiglia e il laboratorio me ne offriva una. Subito dopo ho capito quanto sia importante scoprire nuovi meccanismi e aggiungere nuovi pezzi al grande puzzle del tumore al pancreas. Se noi scienziati uniamo i nostri sforzi come in passato per il tumore al seno, al colon e ai polmoni, raggiungeremo un successo simile.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Alcuni anni fa, il laboratorio in cui lavoro ha sviluppato un vaccino a DNA contro una molecola associata al tumore del pancreas, vale a dire l’alfa-enolasi, e mi sono concentrato sulla progettazione di una nuova combinazione per aumentarne l’efficacia. Ho dimostrato che la gemcitabina, un classico farmaco chemioterapico utilizzato nel PDAC, aumenta l’efficienza della risposta antitumorale indotta dal vaccino enolasi, ma le potenziali combinazioni sono davvero tante! Inoltre, sto lavorando allo sviluppo di un test ELISA per catturare gli autoanticorpi che sembrano comparire molto presto nei malati di tumore al pancreas: questo potrebbe essere d’aiuto per anticipare la diagnosi.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

Partendo dall’ultimo punto, sarebbe molto importante anticipare la diagnosi in questa grave malattia poiché la maggior parte dei pazienti sono metastatici quando diagnosticati e questo diminuisce drasticamente la percentuale di persone eleggibili per la resezione chirurgica, il gold standard di cura. D’altra parte, è altrettanto importante sviluppare nuove strategie terapeutiche più efficienti di quelle convenzionali o che migliorino quelle convenzionali. Tutti sanno quanto siano gravi gli effetti collaterali della chemio e della radioterapia; quindi, la possibilità di combinarli con qualcosa che permetta di diminuirne le dosi sarebbe di grande impatto.

Perché è importante fare parte di IPCC?

I-PCC rappresenta un passo avanti per avere successo nel trattamento del tumore del pancreas. È una comunità giovane che ha l’ambizione di crescere e dare un grande contributo alla comunità scientifica e clinica per combattere questo “killer silenzioso”. Ognuno di noi è desideroso di condividere le proprie competenze, modelli, reagenti nel tentativo di favorire la ricerca e i risultati in questo campo.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Quando non lavoro, vorrei leggere libri magari sorseggiando uno spritz (aperitivo tipico italiano)… ma al momento sono felice di dedicarmi a Giulia, alla mia bambina, e alla mia famiglia in generale.

Stefania Forciniti, PhD

Nanotechnology Institute - National Research Council (NANOTEC -Cnr)

Qual é stata la tua formazione?

Ho iniziato il mio percorso nella “scienza” come studente bachelor nel 2008. Scienza significa conoscenza e il mondo della scienza mi ha sempre incredibilmente affascinato e per questo ho scelto di studiare Biologia, ottenendo la Laurea Magistrale presso l’Università degli Studi di Bari nel 2014. Successivamente, ho conseguito il Dottorato di Ricerca in Medicina Biomolecolare presso l’Università degli Studi di Verona nel 2017. Durante questi anni, ho studiato le basi molecolari della progressione del tumore del pancreas, concentrandomi sulla caratterizzazione della biologia delle cellule staminali del tumore del pancreas. Da marzo a settembre 2017 sono entrata a far parte del laboratorio di “Stem Cell in Cancer & Aging” guidato dal Prof. Christopher Heeschen presso il Barts Cancer Institute (BCI, Londra, UK), dove ho continuato a studiare l’effetto di nuove strategie terapeutiche su cellule staminali del tumore del pancreas derivate dal paziente. A settembre 2019, ho iniziato una borsa di studio post-dottorato sotto il supervisore del Dr. Luigi Laghi presso il Centro Clinico e di Ricerca Humanitas di Milano (IT) dove ho condotto un’attività di ricerca traslazionale focalizzata sulla genotipizzazione delle varianti genetiche come modificatori della tumore progressione del pancreas e sul loro coinvolgimento nella risposta immunitaria dell’ospite. Da settembre 2020 ho avviato una prestigiosa borsa di studio post-dottorato fondata dall’ERC presso l’Istituto di Nanotecnologie del CNR (CNR NANOTEC) sotto la supervisione della Dott.ssa Loretta del Mercato.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

Ho iniziato per caso quando il mio relatore di tesi mi ha incoraggiato a lavorare su modelli 3D in vitro del tumore al pancreas, una delle neoplasie più aggressive e difficili da trattare. Da quel momento mi sono reso conto che ci sono meccanismi poco conosciuti che guidano questa malattia e che devono essere chiariti per identificare possibili strategie di trattamento. Per questo motivo ho deciso di lavorare ogni giorno con tenacia e costanza per conoscere meglio questo “killer silenzioso” e poter dare ai pazienti la speranza di combattere insieme.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Il mio progetto di ricerca fa parte del prestigioso progetto ERC-Starting Grant INTERCELLMED (Sensing CELL-cell INTERaction heterogeneity in 3D tumor models: verso precision MEDicine).
Sto lavorando allo sviluppo di sistemi di coltura 3D in vivo-like che imitano il microambiente del tumore pancreatico accoppiato con particelle di rilevamento per misurare la concentrazione intracellulare ed extracellulare di analiti biologici chiave (cioè pH, ossigeno, K+). Attraverso immagini dal vivo e analisi computazionali studiamo le interazioni tumore-stroma e quantifichiamo l’efficacia dei farmaci.

Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?

I nostri sistemi di coltura in vitro 3D progettati con particelle sensoriali verranno utilizzati per la coltura di cellule tumorali derivate dal paziente e per valutare la loro risposta a diversi farmaci antitumorali.
Questo approccio è orientato alla medicina di precisione e rappresenta un modello predittivo della risposta dei pazienti ai trattamenti personalizzati.

Perché è importante fare parte di IPCC?

Far parte della Comunità Italiana Tumori del Pancreas è una grande opportunità che permette di incontrare e interagire con ricercatori nazionali e internazionali che, come me, si occupano di tumore al pancreas. Il nostro è un lavoro di squadra, quindi la promozione di collaborazioni e lo scambio di punti di vista è fondamentale per far progredire le conoscenze su questa malattia.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Nel tempo libero amo passeggiare e visitare posti nuovi. Mi piace cucinare, soprattutto fare le torte. Amo fare shopping, mi rilassa molto!

Sabrina D’Agosto, PhD

Università di Verona

Sabrina D'Agostino

Qual é stata la tua formazione?

Ho iniziato il mio percorso nella “scienza” come studente bachelor nel 2008. Scienza significa conoscenza e miglioramento, per questo ho deciso di proseguire la mia formazione iscrivendomi al Corso di Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Perugia. Ho avuto la fortuna di condurre il mio progetto di tesi di dottorato nel laboratorio di Diagnostica e Sanità Pubblica, sotto la supervisione del Dott. Claudio Bassi, dal 2014 al 2016. In questi anni ho avuto la possibilità di entrare a far parte del laboratorio di “Stem Cell in Cancer & Aging” guidato da Christopher Heeschen presso il Barts Cancer Institute (BCI, Londra, Regno Unito) da settembre 2015 ad agosto 2016. Al BCI, mi sono interessata all’utilizzo di diversi modelli preclinici murini di cancro del pancreas per caratterizzare le cellule staminali tumorali. Tornato a Verona, ho completato il dottorato di ricerca e ho iniziato a luglio 2017 una borsa di studio post-dottorato sotto la supervisione del Dr. Vincenzo Corbo e del Prof.Aldo Scarpa. Nel 2020 ho vinto una prestigiosa borsa di studio dell’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), un grande onore e opportunità.

Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?

E’ tutto nato un po’ per caso o per destino. Arrivata a Verona nel 2014 vincitrice di una borsa di dottorato, ho iniziato a lavorare con modelli in vitro di cancro del pancreas, uno tra i più letali tra le neoplasie maligne. Confrontandomi con questa realtà tutti i giorni, ho capito che c’è ancora tanto da fare per trovare una cura e dare una prospettiva di vita ai pazienti. E’ proprio questo il motivo per cui ho deciso di lavorare e fare ricerca sul tumore al pancreas: la mia passione per la ricerca e la mia tenacia mi hanno portato a credere fortemente che il cancro al pancreas possa essere sconfitto.

Di cosa si occupa la tua ricerca?

Il mio lavoro è finalizzato a stabilire e caratterizzare modelli tridimensionali, chiamati organoidi, di cancro del pancreas. Questa ricerca fa parte di un’importante iniziativa internazionale a cui noi partecipiamo al fianco di Cold Spring Harbor Laboratory, chiamata Human Cancer Model Initiative. E’ un consorzio che ha come obiettivo quello di rendere disponibili alla comunità scientifica organoidi tumorali derivati da diverse lesioni (cancro del pancreas, della mammella, cancro del colon e del polmone).

Cosa avete imparato dalla ricerca sugli organoidi?

Prima di tutto questa ricerca ha permesso di generare un ampio numero di modelli tridimensionali da pazienti affetti da cancro del pancreas, dando l’opportunità di stabilire organoidi da diversi stadi di malattia. Questo ci ha permesso di caratterizzarli a livello molecolare ed istopatologico e di capire come siano modelli validi ed innovativi nello studio della malattia.

Quali sono le prospettive future per l’utilizzo di questo modello?

Gli organoidi rappresentano un importante progresso per la medicina personalizzata del cancro. La maggior parte dei pazienti affetti da adenocarcinoma duttale del pancreas muore a causa della malattia perché ad oggi non ci sono delle terapie efficaci. Attraverso l’analisi sistematica di modelli tridimensionali di duttale del pancreas, stiamo cercando di identificare nuovi bersagli terapeutici che ci aiuteranno a fare un importante passo avanti nella cura della malattia.

Perché è importante fare parte di IPCC?

Far parte dell’Italian Pancreatic Cancer Community è un’importante possibilità per chi come me lavora sul cancro del pancreas da anni. Infatti offre l’opportunità di interagire e collaborare con altri centri di eccellenza (nazionali ed internazionali) che come il nostro, da anni lavora e fa passi in avanti nello studio del cancro del pancreas.

Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?

Il lavoro occupa la maggior parte della mia giornata, ma riesco in ogni modo a ritagliare degli spazi per coltivare le mie passioni. Nel tempo libero mi dedico alla cucina, perché aiuta a rilassarmi e allo stesso tempo mi dà soddisfazioni, soprattutto quando cucino per gli altri. Mi piace anche andare a correre e fare sport in generale.