Qual é stata la tua formazione?
Fin da tirocinante mi sono occupata di immunologia dei tumori e immunoterapia. Ho conseguito la laurea magistrale a Torino e la mia tesi mirava a dimostrare che un vaccino antitumorale a DNA “sparato” con una pistola genetica fosse efficace nel ritardare, e anche curare, i più piccoli tumori al seno Her2+/neu. Successivamente ho conseguito la specializzazione in Patologia Clinica a Torino e mi sono trasferita all’Università di Chieti-Pescara dove ho vinto una borsa di dottorato in Scienze Mediche di Base e Applicate. Questa è stata l’unica “pausa” dall’immunologia dei tumori in quanto nel 2016 sono tornato a Torino per entrare a far parte del Tumor Immunology Lab del CeRMS, Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze della Salute. Qui ho aggiunto la mia esperienza a quella del gruppo per sviluppare ulteriormente nuove immunoterapie per il trattamento del tumore del pancreas.
Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?
In realtà è stato per caso. Cercavo una posizione a Torino per avvicinarmi alla mia famiglia e il laboratorio me ne offriva una. Subito dopo ho capito quanto sia importante scoprire nuovi meccanismi e aggiungere nuovi pezzi al grande puzzle del tumore al pancreas. Se noi scienziati uniamo i nostri sforzi come in passato per il tumore al seno, al colon e ai polmoni, raggiungeremo un successo simile.
Di cosa si occupa la tua ricerca?
Alcuni anni fa, il laboratorio in cui lavoro ha sviluppato un vaccino a DNA contro una molecola associata al tumore del pancreas, vale a dire l’alfa-enolasi, e mi sono concentrato sulla progettazione di una nuova combinazione per aumentarne l’efficacia. Ho dimostrato che la gemcitabina, un classico farmaco chemioterapico utilizzato nel PDAC, aumenta l’efficienza della risposta antitumorale indotta dal vaccino enolasi, ma le potenziali combinazioni sono davvero tante! Inoltre, sto lavorando allo sviluppo di un test ELISA per catturare gli autoanticorpi che sembrano comparire molto presto nei malati di tumore al pancreas: questo potrebbe essere d’aiuto per anticipare la diagnosi.
Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?
Partendo dall’ultimo punto, sarebbe molto importante anticipare la diagnosi in questa grave malattia poiché la maggior parte dei pazienti sono metastatici quando diagnosticati e questo diminuisce drasticamente la percentuale di persone eleggibili per la resezione chirurgica, il gold standard di cura. D’altra parte, è altrettanto importante sviluppare nuove strategie terapeutiche più efficienti di quelle convenzionali o che migliorino quelle convenzionali. Tutti sanno quanto siano gravi gli effetti collaterali della chemio e della radioterapia; quindi, la possibilità di combinarli con qualcosa che permetta di diminuirne le dosi sarebbe di grande impatto.
Perché è importante fare parte di IPCC?
I-PCC rappresenta un passo avanti per avere successo nel trattamento del tumore del pancreas. È una comunità giovane che ha l’ambizione di crescere e dare un grande contributo alla comunità scientifica e clinica per combattere questo “killer silenzioso”. Ognuno di noi è desideroso di condividere le proprie competenze, modelli, reagenti nel tentativo di favorire la ricerca e i risultati in questo campo.
Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?
Quando non lavoro, vorrei leggere libri magari sorseggiando uno spritz (aperitivo tipico italiano)… ma al momento sono felice di dedicarmi a Giulia, alla mia bambina, e alla mia famiglia in generale.