Qual é stata la tua formazione?
Sin dall’inizio, la biologia è stata la mia materia preferita ed è stata quindi una scelta naturale continuare la mia formazione studiando biologia cellulare e molecolare all’Università di Lille in Francia, da dove provengo. Lì ho avuto la mia prima esperienza di ricerca in un laboratorio di neuroendocrinologia concentrandomi su come i segnali periferici come gli ormoni sono integrati nell’ipotalamo per regolare processi essenziali come il metabolismo energetico sistemico o la funzione riproduttiva. Ho deciso quindi di espandere i miei orizzonti trasferendomi all’estero per fare il dottorato di ricerca. Così mi sono unito al laboratorio del Prof. Paolo Porporato all’università di Torino per studiare una sindrome molto debilitante spesso associata alla progressione del tumore chiamata Cachessia. La cachessia si manifesta come una massiccia perdita di peso e in particolare di massa muscolare ed è responsabile di almeno il 20% di tutti i decessi correlati al cancro. I meccanismi della cachessia sono ancora per lo più sconosciuti, quindi il mio obiettivo era quello di impostare modelli in vitro e in vivo per identificare i meccanismi molecolari alla base dello sviluppo della cachessia da cancro. Durante il mio dottorato ho anche avuto l’opportunità di entrare a far parte del laboratorio della Prof. Laure Bindels presso l’Università Cattolica di Lovanio in Belgio per 3 mesi, dove sono stato introdotto al ruolo del microbiota intestinale nella cachessia da cancro.
Perche’ hai scelto di fare ricerca sul tumore al pancreas?
Sin dall’inizio del mio dottorato mi sono occupata di cachessia tumorale, una sindrome molto severa caratterizzata dalla perdita di massa muscolare e forza. Questa condizione è particolarmente presente nel tumore al pancreas, in cui la quasi totalità dei pazienti sviluppa questa condizione, che oltre a portare ad una perdita di peso molto forte, va a peggiorare drasticamente la qualità della vita e la tolleranza alle terapie. Ho quindi deciso di concentrarmi sull’identificazione delle molecole che portano l’organismo ad indurre la perdita di peso e l’atrofia muscolare, al fine di ridurre la gravità di questa patologia.
Di cosa si occupa la tua ricerca?
Il tumore del pancreas è un tumore maligno, la severità di questa condizione risiede anche nell’incapacità di contrastare la perdita di massa muscolare. Alla fine, questo problema causa un forte stato di fragilità nel paziente, tale da portare anche all’interruzione delle terapie.
Scopo del mio progetto è quello di studiare le alterazioni metaboliche che colpiscono il muscolo durante il tumore al pancreas e ne causano la progressiva atrofia: a questo fine, sto lavorando allo sviluppo di nuovi modelli di studio per la caratterizzazione dell’atrofia mucolare indotta dal tumore al pancreas ed allo sviluppo di strategie di screening al fine di identificare i fattori coinvolti nel processo.
Quali sono le prospettive future e l’impatto del tuo lavoro?
Con il mio lavoro, conto di identificare le alterazioni metaboliche che colpisono il muscolo durante la crescita del tumore al pancreas. Il fine ultimo della mia ricerca è sviluppare degli interventi volti a limitare la cachessia che colpisce i pazienti con il tumore al pancreas.
Perché è importante fare parte di I-PCC?
Nel nostro ambito di ricerca, è necessario il confronto quotidiano con altri ricercatori. In particolare, occupandomi di un aspetto che non analizza direttamente le cellule tumorali, ma l’organismo affetto da un tumore, è necessaria l’interazione con altri ricercatori che si occupano del tumore al pancreas da un altro punto di vista.A questo fine, l’essere parte del network I-PCC è di grande aiuto alla ricerca.
Quando non sei in laboratorio, cosa ti piace fare?
Adoro le attività all’aperto, soprattutto il trekking e la mountain bike. Ogni occasione è buon per esplorare nuovi posti.